LA CATTEDRALE NEL DESERTO


Da Avvenire del 16 marzo 2008

Doha (Qatar). È una Cattedrale nel deserto, in senso letterale. Eppure non rimarrà una «Cattedrale nel deserto» in senso figurato. È la chiesa di «Nostra Signora del Rosario» che è stata consacrata ieri nella periferia di Doha, capitale del Qatar. Erano 14 secoli che nel Paese non veniva inaugurato un luogo di culto ufficiale non musulmano, e l’avvenimento di ieri segna una tappa storica della presenza della Chiesa cattolica nei Paesi della Penisola Araba. Per l’occasione è giunto a Doha il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, che ha presieduto un’affollatissima celebrazione con oltre 6000 fedeli. Presenti il vicario apostolico d’Arabia, il cappuccino svizzero Paul Hinder, il suo predecessore monsignor Bernardo Gremoli, il nunzio apostolico in Kuwait Mounged El-Hachem, l’emerito monsignor Giuseppe De Andrea e il vicario apostolico del Kuwait Camillo Ballin. All’assemblea, formata soprattutto da immigrati provenienti da una trentina di diverse nazioni ma in particolare da India e Filippine, il cardinale Dias ha portato il saluto e la benedizione di Benedetto XVI e ha ringraziato il sovrano del Qatar, l’emiro Sheikh Hamad bin Khalifa al Thani, che ha concesso il terreno sulla quale è stata costruita la chiesa. «Gesù Cristo – ha detto il cardinale Dias – è la pietra angolare dell’edificio spirituale del cristiano. Dunque, la bellezza esteriore di questa nuova chiesa deve rivelare la dignità che il fedele porta nel suo cuore.
L’edificio della chiesa è come un vestito che adorna i mistero nascosto dei cristiani».
Mistero nascosto che in Qatar si esprime in una presenza laboriosa e discreta che conta circa 140 mila cristiani.Vengono dal Tamil Nadu, dalle Filippine, ma anche dal Pakistan, dalla Corea dal Kenya. Ma l’atmosfera che si respirava ieri nella nuova chiesa di Doha si potrebbe definire multietnica o multiculturale. Forse cosmopolita.
Ma la parola esatta l’ha usata un commosso monsignor Hinder: cattolica. «Oggi – ha sottolineato – abbiamo fatto di nuovo esperienza di cosa sia la cattolicità della Chiesa». Oltre alla chiesa il nuovo complesso parrocchiale offre spazi per la vita comunitaria. Attorno all’edificio principale, che conta 2400 posti a sedere, sorgono edifici per ospitare i bambini del catechismo e i tanti gruppi delle varie nazionalità e riti. Alla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia del 2005, ad esempio, erano un’ottantina i parrocchiani di Doha. Il parroco, il filippino padre Tom Veneracion, è affiancato da altri cinque sacerdoti francescani che lo aiutano a celebrare le Messe in 14 lingue diverse. Una vitalità straordinaria, che ha spinto monsignor Hinder a confidare al termine della consacrazione: «L’ultima volta che l’ho incontrato, ho detto al Papa che non cambierei mai la comunità che mi è stato dato di seguire»

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