LE DOLOMITI DI OLIVO BARBIERI AL MART (E UN FLASH SU LEOPARDI)

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1) Giuseppe, consigliandomi caldamente di andare al Mart a vedere la mostra su Modigliani di cui parla con entusiasmo qui e qui, mi ha segnalato anche un’altra mostra in corso a Rovereto: “Dolomites Project 2010” di Olivo Barbieri. Vedendo gli scatti a video sembrano davvero immagini importanti, epiche e stranianti. Undo.net ha fatto un bel servizio con un’intevista a Barbieri che trovate qui.

2) Non conoscendo molto l’opera di Olivo Barbieri sono andato sul suo sito e mi sono imbattuto un’immagine straordinaria. Ogni volta che vado a Milano a trovare mio fratello mi trovo davanti a questo edificio misterioso, irreale. È la prima volta che trovo nella realtà un’immagine che incarni in modo così preciso quegli indimenticabili versi de “Il pensiero dominante” di Giacomo Leopardi:

Ratto d’intorno intorno al par del lampo
Gli altri pensieri miei
Tutti si dileguàr. Siccome torre
In solitario campo,
Tu stai solo, gigante, in mezzo a lei.

Olivo Barbieri - cite specific_MILANO 09
Olivo Barbieri, cite specific_MILANO 09

DI ARAKI A LUGANO? SOPRATTUTTO I FIORI

Nobuyoshi Araki - SatchinSono andato a vedere “Love and Death” di Nobuyoshi Araki al Museo d’Arte di Lugano. La mostra è allestita molto bene e ha almeno due virtù: la prima è quella di essere una grande retrospettiva che restituisce la dimensione e la complessità dell’opera del folle fotografo giapponese, la seconda è di proporre lavori nuovissimi e inediti a livello mondiale. Non mi sembra poco.

  • I primi lavori sui bambini sono davvero belli: immagini semplici e profonde.
  • La serie che unisce il viaggio di nozze e la morte della moglie è davvero commovente.
  • Gli ultimi lavori (2010) sui cieli con dipinto l’ideogramma “morte” sono puliti e forti.

Solo questi tre aspetti bastano per far digerire l’imperante sessuomania della mostra e dell’opera di Araki.

A questo proposito: ancor più sconvolgenti delle celeberrime foto delle donne legate (“Lego il loro corpo perché non posso legare la loro anima”) ho trovato alcune foto dei fiori. In particolare quelle su una parete ma che non sono state riprodotte in catalogo e che trovo siano la dimostrazione dell’energia travolgente di cui è fatta la fotografia di Araki. Forme confuse, labirinti, colori iper saturi… (ho una brutta foto fatta con l’iphone ma non vale la pena pubblicarla)

Bulimia allo stato puro per la fotografia, perché bulimia per la vita. Tutto è fuori misura, incontenibile. E che, comprensibilmente, può risultare insopportabile.

Nobuyoshi Araki - Sentimental Journey/Winter Journey

Nobuyoshi Araki - Dead Sky (2010)

Nobuyoshi Araki - Kinbaku (Bondage)

MARCO CINGOLANI E L’ATTENTATO A WOJTYLA (ALLE STELLINE)

Alla mostra “Pittura europea dagli anni 80 a oggi” in corso alla Fondazione Stelline di Milano è esposto anche questo quadro del pittore milanese Marco Cingolani intitolato “Attentato al Papa” (1989).

Marco Cingolani - Attentato al Papa, 1989

Ho poi trovato online questa intervista di Massimiliano Gioni all’artista, che dice qualcosa del quadro e molto di Cingolani. Qui il brano più significativo:

Massimiliano Gioni: Ciononostante i tuoi coetanei avevano Duchamp: un maestro, se vuoi, al quale guardare. Tu avevi una figura che nel tuo universo avesse lo stesso valore che Duchamp aveva nel loro?

Marco Cingolani: Ma, vedi, dal mio punto di vista loro erano degli antiquari. Io cercavo un altro committente, che non era né il museo né la borghesia. Era dio, in un certo senso: quando il committente è dio, si dipingono i cieli di Tiepolo. Quando il committente è la borghesia, dipingi marine e paesaggi. Se poi il committente è la piccola borghesia, allora costruisci oggetti, perché sono le cose che il piccolo borghese riconosce e mette in casa. Ormai in casa si prende un’installazione piuttosto che una resurrezione, che invece mette in scacco la normale percezione della vita. Ecco cos’era Il ritrovamento del corpo di Moro: era il ritrovamento di Cristo e di qualsiasi morto. E L’attentato al Papa diventa attacco all’Occidente, amplificato dai media, come in una specie di gigantesca agorà.

DUE MASSIME DI JOHN BALDESSARI

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Domenica John Baldessari ha tenuto una conferenza al Metropolitan Museum di New York dove è approdata la retrospettiva a lui dedicata. Su twitter sono rimbalzate due battute del barbuto artista californiano:

1) “If I were trying to be funny, I wouldn’t be doing this…that’s the way I see the world.”

2) “I don’t think that any artist does anything new…art comes from art.”

Secondo me possono essere una chiave di lettura anche per la modesta mostra di Milano alla Fondazione Prada.

NO NAME DÀ I NUMERI (2009-2010)

Ecco a voi il pagellone di un anno molto intenso.

anish kapoor shooting the cornerAnish Kapoor, Londra
10
mozzafiato

Damien Hirst - Blue Paintings - Wallace Collection

Damien Hirst, No Love Lost, Blue Paintings, Londra
Senza voto
troppo presto per dire

Maurizio Cattelan INRI

Pop Life – Art in a material world, Londra
6,5
giocosa, a tratti tragica

John Baldessari - Pure Beuty

John Baldessari, Pure Beauty, Londra
7
intellettuale

Robert Mapplethorpe

Robert Mapplethorpe, La perfezione nella forma Lugano
6+
elegante

Gabriele Basilico - Mosca Vertical

Gabriele Basilico, Milano ritratti di fabbriche & Mosca verticale, Milano
9
magistrale

yayoi kusama

Yayoi Kusama, I wanti to live forever, Milano
7-
caleidoscopica
(ma “Aftermath of Obliteration of Eternit” vale 9+)

edward hopper

Edward Hopper, Milano
5,5
al ribasso

Roy Lichetenstein the girl with tear 1977

Roy Lichtenstein, Meditation on art,  Milano
7-
intelligente

Immerdorf Late Paintings
Jörg Immendorf, Late Paintings, Milano,
7
potente

Damien Hirst - After The Flood
Damien Hirst, Cornucopia
, Montecarlo
8+
hirsteide

Christiane Löhr - Dividere il vuoto

Christiane Löhr, Dividere il vuoto,  Varese
7,5
leggerissima

Gabriele Basilico - Istanbul

Gabriele Basilico, Istanbul 05.010, Milano
8,5
rigorosa

PS: come al solito voti molto alti. Un po’ perché sono generoso, un po’ perché scelgo bene. Forse uno dei prossimi post lo faccio sulle mostre che avrei voluto vedere e che non sono riuscito a vedere e un altro su quelle che non ho visto perché non le ho volute vedere.

PS2: E Cattelan a Palazzo Reale?  Boh, quella inaugura venerdì, magari la aggiungo.

NB: la stagione la faccio iniziare con il Frieze di Londra.

JÖRG IMMENDORFF – LATE PAINTINGS


Era uno stronzo Jörg Immendorff. Un vecchio stronzo, cocainomane e puttaniere. Contestatario maoista negli Anni Sessanta, era diventato il pittore di corte di Gerhard Schröder e tutt’oggi è considerato uno dei maggiori artisti tedeschi del dopoguerra. È morto di sclerosi laterale amiotrofica (SLA) nel 2007. Negli ultimi due anni di vita dipingeva dalla sedia a rotelle facendosi aiutare dai propri allievi. Aveva pure imparato a dipingere con la mano destra, visto che la sua, la sinistra, non riusciva a muoverla più. Era uno stronzo, ma questi ultimi quadri (in mostra fino al 13 marzo 2010 alla galleria milanese Cardi Black Box) hanno una forza, una raffinata eleganza, una profondità che solo un vecchio malato di SLA come Immendorf poteva sprigionare.

ROY LICHTENSTEIN ALLA TRIENNALE DI MILANO


Sono andato alla Triennale a vedere “Roy Lichtenstein, Meditation on Art”, la mostra sul grande artista americano morto nel 1997. Mi hanno colpito molte cose. Ne scrivo una. Ho trovato bellissimo il grande quadro con il paesaggio in stile giapponese proposto in una delle ultime sale. È una tela o che Lichtenstein dipinge nel 1996, a un anno dalla sua morte. È straordinario come dopo una lunghissima carriera fatta, come tutte le carriere, di alti e bassi, un artista di 73 anni riesca a produrre, senza tradire lo stile che lo ha reso famoso, immagini di una tale forza e poesia.

YAYOI KUSAMA, I WANT TO LIVE FOREVER

YAYOI KUSAMA, I WANT TO LIVE FOREVER milano 2010
yayoi kusama light installation, inserito originariamente da laurenfarmer.

Il 14 febbraio 2010 chiude a Milano, al Padiglione d’arte contemporanea (PAC), una mostra dell’artista giapponese Yayoi Kusama intitolata “I want to live forever”. Il 14 febbraio è vicino. Quindi sbrigatevi. I motivi sono due: il primo perché è possibile entrare nell’opera del 2008 “Aftermath of Obliteration of Eternity” (nella foto); il secondo è che si può vedere l’istallazione “Narcissus Garden” che l’artista propose alla Biennale di Venezia del 1966.