PERCHÉ SUSAN PHILIPSZ A SAN GOTTARDO IN CORTE A MILANO?

Susan Philipsz

Quando qualche mese fa è stata annunciata la mostra di Susan Philipsz a Milano in occasione dell’incontro mondiale delle famiglie con Benedetto XVI, ho pensato subito che si trattava di un’ottima idea. La sua opera “Lowlands” alla Tate Britain in occasione del Turner Prize del 2010 mi conquistò subito. Penso sia un’artista seria. Peccato che le sue istallazioni sonore non siano riproducibili neanche con i video. La Philipsz, infatti, registra sezioni sonore indipendenti, che poi vengono riprodotte contemporaneamente da distinti altoparlanti piazzati in diversi punti dello spazio creando un effetto 3D.

Penso sia un’artista seria. In lei trovo interessante l’uso della voce umana, il rapporto con la tradizione e il senso dello spazio.

A Milano porterà tre opere: “Weep O Mine Eyes”, “Susan Barbara Joan and Sarah” e “Close To Me” che saranno istallate a Palazzo Reale e a San Gottardo in Corte.

Una di queste rielabora il madrigale “Weep O Mine Eyes” scritto da John Bennett nel 1599. Eccolo nella versione originale.

Questo il testo con una mia goffa traduzione:

Weep, o mine eyes and cease not,
alas, these your spring tides me thinks increase not.
O when begin you to swell so high
that I may drown me in you?

Piangete, occhi miei, non fermatevi,
Ahimè, sembra che queste maree non aumentino.
Oh, quando inizierete a innalzarvi tanto
che possa io possa annegare in voi?

TURNER PRIZE 2010 ? QUI SI TIFA PER SUSAN PHILIPSZ

Susan Philipsz on Turner prize 2010-Clyde-Walkway-Glasgow-©-The-artist-courtesy-Glasgow-International-Festival-of-Visual-ArtHo visto l’esposizione alla Tate Britain per il Turner Prize 2010. L’artista più genuina e meno cervellotica mi è sembrata la scozzese Susan Philipsz. Ho trovato la sua istallazione sonora “Lowlands”, semplice ma commovente. Quello qui sotto è il testo del lamento scozzese del XVI secolo cantato dall’artista. È il canto del fantasma di un uomo morto affogato, che torna a trovare la sua amata. La storia di un amore spezzato, di una bellezza perduta. Di una malinconia tipicamente scozzese, ma anche tipicamente umana.

All green and wet with weeds so cold,
Lowlands, lowlands, away my John,
Around his form green weeds had hold,
My lowlands away

«I’m drowned in the lowland seas,» he said,
Lowlands, lowlands, away my John,
«Oh, you an’ I will ne’er be wed,»
My lowlands away

«I shall never kiss you more,» he said,
Lowlands, lowlands, away my John,
«Never kiss you more – for I am dead,»
My lowlands away

«I will cut my breast until the bleed,»
Lowlands, lowlands, away my John,
His form had gone – in the green weed,
My lowlands away

Qui per saperne di più e per sentire per intero il sonoro dell’installazione